giovedì 20 dicembre 2012

Last forecast

Situazione ed evoluzione:
L'area di alta pressione che ha garantito tempo stabile ed asciutto nei giorni scorsi cede nella giornata di venerdì a causa del repentino dissolversi dell'atmosfera terrestre. Un'estesa instabilità in arrivo dall'America centrale interesserà nelle prossime ore i cinque continenti; si tratta di un transito molto rapido, a causa della probabile scomparsa di questi ultimi.
Non è prevista alcuna evoluzione.

Giovedì, 20 dicembre 2012 - pomeriggio

Nuvolosità: cielo molto nuvoloso dalle ore centrali della giornata.
Precipitazioni: di intensità debole o localmente moderata in estensione alle pianure. Quota neve in calo attorno ai 300m.
Zero termico: in generale calo fino a 800-900 m sulle pianure, intorno ai 1500 m sui rilievi.
Venti: generalmente deboli, da ovest sui rilievi, prevalentemente orientali in pianura.

Venerdì, 21 dicembre 2012
Nuvolosità: cielo generalmente molto nuvoloso. Foschie fitte e persistenti con banchi di nebbia sulle zone di pianura. Dal tardo pomeriggio la scarsa visibilità potrebbe essere causata dall'effettiva assenza del paesaggio circostante.
Precipitazioni: deboli piovaschi in mattinata, in progressiva intensificazione nelle ore centrali della giornata. Dal pomeriggio rovesci forti o molto forti con possibile grandine, meteoriti e grosse rane in prossimità dei principali centri urbani. In estensione ed ulteriore intensificazione in serata.
Zero termico: altalenante tra il suolo ed il top dell'atmosfera.
Venti: deboli di direzione variabile nelle prime ore della giornata. In intensificazione dal pomeriggio con raffiche anche molto forti in prossimità dei rovesci più intensi. Dalla tarda serata le correnti ruoteranno decisamente da ovest a causa dell'arresto della rotazione terrestre. I forti venti (1600 km/h circa) in ogni caso si attenueranno rapidamente durante la notte a causa della già citata dissoluzione atmosferica.   
Altri fenomeni: si segnala che la guida potrebbe risultare difficoltosa a causa dell'asfalto reso viscido dalle piogge di batraci. Si raccomanda dunque prudenza negli spostamenti. Se non indispensabili, si sconsigliano inoltre i viaggi lunghi per probabile concomitante sparizione della meta prescelta.

Sabato, 22 dicembre 2012

Chiuso.

giovedì 29 novembre 2012

(OT) Sensazioni siriane


A me il gusto di banane e latte mischiati assieme fa schifo. Tanto schifo che non ho nemmeno bisogno di assaggiarlo. Non fa per me. Lo lascio a voi. Ed è questo il motivo per cui oggi non posso considerare Abu Shaker soltanto il venditore di frullati più famoso di Damasco. Abu Shaker per me è e sarà per sempre quel maledetto sciamano che prende una banana, la mette nel bicchiere del frullatore, ci versa dentro la panna del latte, frulla, mi porge il bicchiere, e io bevo. Bevo, e quelle banane e quel latte mischiati assieme, voi non ci crederete, mi piacciono da impazzire.
Ecco, la Siria dell'estate del 2010 aveva quel gusto lì. Aveva il gusto inopinatamente buono di banane e latte. Aveva il gusto di cose mischiate assieme con tale maestria che quando le provavi sembravano nate così, colte di fresco da un assurdo albero di frullati perfetti.

I rumori del giorno a Damasco sono tanti, decisamente troppi per poterli isolare, registrare e conservare da una parte. È passato un po' di tempo ormai e due cose mi ricordo: il caos, e "quell'altro rumore". "Quell'altro rumore" s'è aggrappato, è sopravvissuto alle pieghe disordinate della mia memoria. Me lo ricordo perché estraneo alla scena. Laterale. Lo rammento per la sua strenua volontà di non amalgamarsi.
Le voci della medina coprivano ogni cosa, come una specie di pesante doppio fondo. Il modo in cui opprimevano la folla le rendeva qualcosa di profondamente diverso da un suono. Erano piuttosto una nuova soglia di silenzio. E oltre quel silenzio, io l'ho percepito. Ho sentito quel nuovo ed unico suono. Via le voci, via lo scalpiccio. "Clang! Clang!" Poi nulla. E ancora: "Clang!" Metallo. Metallo contro il selciato. "Clang!" Metallo, no: lamiera. Lamiera calpestata che batte sul lastrico. Svoltai l'angolo e il mistero si sciolse. Quello che sovrastava tutti gli altri era il suono dello sgomento e della protesta. Il suono di quella protesta che fa rumore ma non fa del male. Era il suono di una bandiera bianca e azzurra: due strisce ed una Stella di David dipinte su quella lamiera gettata in strada. Era il suono di piedi che con fermezza e dignità, calpestandola, si ribellavano al raid israeliano che poche ore prima aveva calpestato le vite di uomini, donne e bambini della striscia di Gaza. Qualunque parola di rabbia e sconforto sarebbe stata sovrastata, zittita, rubata, fraintesa e inghiottita dal rumore bianco della medina. Le ragioni di quei piedi, invece, restano scolpite per sempre nelle mie orecchie. Erano i piedi dei siriani nell'estate del 2010.

Il suq di Damasco è un labirinto da esplorare col naso all'insù.
Passeggiavo e intorno a me gli odori si sprecavano. Il profumo dalle merci era la vetrina, l'insegna di ogni bottega. Spezie, sapone, profumi. Niente cibo in quei giorni nel suq di Damasco. Era Ramadan: tra le bancarelle non si sarebbe mangiato o bevuto nulla fino al tramonto.
Passeggiavo, lo stomaco brontolava all'avvicinarsi dell'ora preposta a riempirlo. Il naso teso nello sforzo di cogliere un possibile sollievo per la fame che montava. Venne il momento in cui le narici, decise, presero il sopravvento. Un breve conciliabolo con occhi e piedi, ed un rapido golpe sensoriale fu felicemente concluso.
Il naso decise d'impeto di trasportarmi altrove, fuori dal gran mercato. Di portarmi lontana da quei profumi privi della sostanza di cui avevo bisogno. I piedi seguirono fiduciosi il nuovo leader acclamato da folle di cellule festanti. Ed eccolo, finalmente, a riempire l'aria come fosse stato lì da sempre. Quel profumo di carne arrosto, di salse e di pane caldo. Ero nel quartiere cristiano.
Perché se non lo sapete ve lo dico io che a Damasco allora c'erano tutti. Ognuno viveva e pregava e ritornava a vivere secondo le scelte dei propri antenati. Luci al neon divinamente kitsch distinguevano i culti. Blu le chiese, verdi le moschee, rossi i templi ebraici.
Svoltai l'ultimo angolo ed il potente profumo acquistò forma e sostanza nella bottega di shawerma che mi si spalancava davanti. Lo shawerma: un miracolo sugoso pronto per essere addentato da chiunque ne avesse avuto voglia. Perché il Ramadan, là, non era un'imposizione: era soltanto una scelta libera e coraggiosa, nella torrida estate del 2010 a Damasco.

I siriani sono cocciuti. Nel loro modo di fare c'è qualcosa di invitante ma perentorio.
Il popolo siriano è forte e risoluto. Il popolo siriano somiglia alle mani di Mohammed. Somiglia a quelle mani che mi sollevano di peso oltre il buco vuoto del gradino franato lungo una scala a chiocciola vecchia di millenni. Sono un appiglio nell'arrampicata. La stretta delle sue mani attorno alla vita è la sicurezza che per qualche attimo deve sostituirsi alla consueta certezza che era e sarebbe stata ancora il contatto della pietra sotto alle suole.
Eravamo nel Tempio di Baal a Palmira. Mohammed, 27 anni e faccia sincera, ne era il custode. Prima di lui lo era stato suo padre e ancora prima suo nonno. La sua famiglia aveva badato a quelle pietre per oltre un secolo e mezzo e le pietre resistendo al vento e al deserto li ringraziavano. Era tardi, era buio. Dopo una lunga chiacchierata in un inglese un po' stentato e un po' inventato, Mohammed decise che dovevo assolutamente salire sul tempio con lui. Entrammo da un ingresso secondario in quella che doveva essere stata la sala principale. Davanti a noi un muro: sembrava non esistere alcun percorso. Nessuna fenditura, a meno di non sapere dove cercarla. Ma lui sapeva, e assieme varcammo la soglia. Dietro, la scala. Gradini enormi. Vecchi. Alcuni avevano ceduto. Con le mani di Mohammed strette attorno ai fianchi, e le mie che cercavano appigli nel calcare ruvido, un balzo dopo l'altro raggiunsi la cima. Mi inginocchiai per affacciarmi al balcone che sovrastava il vuoto della grande sala. Il tetto era un ricordo dei secoli passati. Sentivo il tempio sotto di me. Davanti la strada romana. Mi strinsi più forte al parapetto e con esso a tutta la storia a cui era sopravvissuto quel paese, scolpita nella pietra e nelle mani forti dell'ultimo custode del Tempio. Dall'inizio dei
secoli, e fino all'estate del 2010.

Ho visto molte cose nel mio viaggio in Siria. Ho visto Damasco: la Grande Moschea, quartieri vecchi e nuovi, il piacevole miscuglio di persone diverse ma ben amalgamate a spasso per le strade. Ho visto Hama: le imponenti norie in continuo lento movimento e il placido fiume che ancora le unisce. Ho visto Aleppo: ho visto la cittadella e poi Aleppo dalla cittadella. Ho visto Palmira: le sue rovine accanto ai colori di una cena beduina. Ho visto ovunque il volo dei colombi ammaestrati; li ho visti alzarsi in volo tutti assieme in un moto solo all'apparenza casuale al comando di una bacchetta capace, mossa nel vento; li ho visti volare e, assieme, planare. Pacifici. Ho visto i cavalli, le mucche e le galline pascolare assieme tra le pietre sotto l'occhio vigile e meticoloso di un esperto pastore dai denti da latte.
Sulla strada che collega Damasco ad Aleppo, ho visto le Città Morte. Ho visto mura, case, strade e stanze. Le ho viste vuote, abbandonate all'improvviso secoli fa. Il motivo ed il momento esatto della fuga di un popolo ancora oggi resta oscuro: nessun telegiornale mostrò quelle disgrazie, allora. I telegiornali la mostrano oggi, la Siria in fuga, poco dopo quell'estate del 2010.
Questo ci permetterà di stabilire il "quando" delle Città Morte di domani. Resterà forse da capire il perché.

mercoledì 28 novembre 2012

(OT) Dialogo sui massimi sistemi elettorali


Votatemi.

Votarti?

Ho detto VOTATEMI!

E perché mai? Chi sei? Chi ti conosce?

Votatemi perché ve lo dico io.

Ma come osi? Non è certo questo che ti basterà per avere il nostro voto!

Non vi basta? Ah, all'improvviso non vi basta più? A guardarsi intorno non si direbbe. Ma d'accordo, sarò più precisa.
Votatemi perché non lo avete mai fatto prima.

Questa ha voglia di scherzare, andiamocene. 

Votatemi perché non sono in parlamento. Non ci sono mai stata. Giuro.
Nemmeno in gita col liceo (professori sessantottini: preferirono Amsterdam).

No, ancora non basta. Però continua.
D'accordo. Ragioniamo.
Chi è che ha portato l'Italia allo sfascio, alla devastazione, alla crisi, alla fame, alla miseria, all'accattonaggio, all'Inferno, allo scatafascio, alla "recessione"?

Oh Gesù, ha detto "recessione"!
Ma si può dire "recessione"?
Non saprei, però l'ha detto pure Monti una volta.
Ma no, guarda che aveva detto "ricezione": che era uscito dal tunnel ed era tornata la "ricezione".
Fuori dal tunnel.
Sempre a parlare di tunnel quello là.
Ma no, aveva proprio detto "recessione" l'ho visto al tiggì.
Ma quindi si può dire?
Sì, ma con sobrietà.
 ...
Ha detto "recessione".
Già.
È una che ragiona fuori dagli schemi.

Silenzio, non ho finito!
Chi è stato a rovinarci? Beh, non rispondete? Ma quelli che stanno in parlamento, è chiaro!
Ebbene. Come vi dicevo, io in parlamento non ci ho mai messo piede.
Ed è per questo che ora dovete votarmi: votatemi perché io non sono mai stata in parlamento.

...
...

Ora che ho ottenuto la vostra attenzione, continuiamo.
Chi è che ci ha ridotti così se non i politici? Tutti i politici, dal primo all'ultimo e poi ancora giù e giù fino a Rutelli.
Bene, oltre a non essere mai entrata in parlamento, io vi dico che non ho mai fatto politica.
Votatemi perché io non ho mai fatto politica ma soprattutto votatemi perché io non sono un politico.

È vero. I politici erano cattivi, e ci piace il fatto che tu non sia una di loro.
         Ma ora i politici non ci sono più.
Altri hanno preso il loro posto e sappiamo che l'hanno fatto per il nostro bene!
Come la mettiamo con questo?

Certo, i politici sono stati cacciati, ma io non solo non sono un politico. C'è dell'altro.

Dell'altro?
Cosa può esserci di meglio che non essere un politico?

C'è questo: io non so nulla di politica.
Ed è ciò che vi salverà dalla tragedia.

Ci salverà!
Ha detto che ci salverà!
Sì, salvaci!
Ma. Ma se non sai nulla come farai a salvarci?

Cercate di seguirmi.
A chi è stato affidato il nostro Bel Paese per uscire fuori dalla fossa che si era abilmente scavato con le sue stesse manine sporche e sudaticce?

A chi?
A chi? Diccelo!

È stato affidato ad una nuova, pericolosissima casta.
        
No!
Abbasso la casta!
Buuu!!
Ma un momento. Non era quella di prima la casta?

Spiegaci. Non capiamo.

Quella nuova è senza dubbio una casta ancora peggiore della precedente. La casta che ora comanda l'Italia è la casta dei "tecnici". E i tecnici ci hanno imposto nuove tasse e privazioni. I tecnici ci hanno trattato male. I tecnici ci hanno guardati dall'alto in basso mentre tutto ciò che noi volevamo sentirci dire è che era tutto a posto, che non c'era da preoccuparsi. Noi volevamo solo dormire altri cinque minuti. O perché no, altri cinque anni! Mi pare evidente che i tecnici non ci vogliono bene.

È vero. I tecnici sono cattivi!
Giusto! Io li odio i tecnici!
Io li ho sempre odiati!
Ci hai aperto gli occhi!

Amici! Amici, c'è di più.

Dicci, oh leader.
Dicci: cosa c'è di più?

Cos'è che accomuna tutti questi tecnici? Cosa, se non la loro competenza? La loro preziosissima competenza?
E c'è un motivo ben preciso per cui posso assicurarvi che io non ripeterò i mille errori di questi nostri attuali spocchiosi governanti.
Qui, oggi, davanti a voi, lo giuro: io sono totalmente incompetente.
Io non so nulla di politica, non ho competenze in alcun campo che possa risultare anche solo affine alla politica ed al governo di una nazione.
Votatemi perché non sono un tecnico.
Votatemi perché sono ignorante.

Evviva!


Votatemi perché io sono come voi.

mercoledì 21 novembre 2012

Sole d'autunno

Una giornata di sole in autunno è il piccolo regalo che arriva senza bisogno di una ricorrenza.

Una giornata di sole in autunno è la tua compagna che ti porta la colazione a letto la Domenica mattina.

Una giornata di sole in autunno è l'elogio di un collega per l'ottimo lavoro svolto.

Una giornata di sole in autunno è un vecchio amico ritrovato dopo tanto tempo.

Una giornata di sole in autunno è un abbraccio all'apparenza immotivato.

Una giornata di sole in autunno è il sorriso dei tuoi figli quando tornano da scuola.

Una giornata di sole in autunno è la mano tesa di uno sconosciuto.

Sono quasi certa che la giornata di sole in autunno stia per chiedermi dei soldi.

venerdì 19 ottobre 2012

Riscaldamento locale

(Extended version)

È Aprile inoltrato quando lui se ne va.

Mesi di lontananza, silenzio, assenza. Mesi in cui hai spesso pensato che non ne avresti avuto più bisogno. Giorni e giorni che si fanno via via più spensierati.
Giorni in cui piano piano ti convinci che in fondo fosse addirittura superfluo, che non ti sarebbe mai sfuggito un: "Mi manca".

Dopo che ti ha lasciata sei anche andata in vacanza: via, felice e leggera.
Mai in quelle settimane la tua mente si è posata su di lui, anzi! Tutto quel che vedevi e sentivi attorno a te non faceva altro che accrescere la sua benefica lontananza. Sapevi per certo che averlo lì al mare con te non avrebbe fatto altro che rovinare tutto: ti sarebbe stato sempre addosso. Con lui attorno, non ti saresti mai accorta di quanto fosse meravigliosa la sensazione della brezza leggera sulla pelle, o di quanto piacevole riuscisse ad essere il refrigerio delle lunghe serate di chiacchiere dopo le ore passate in spiaggia. Insomma: avrebbe letteralmente trasformato le tue giornate in un inferno. Non potevi che ringraziare il cielo che lui non ci fosse!

Al ritorno in ufficio poi, quando ancora era estate piena, alcuni capricci dei tecnici te l'hanno forse fatto desiderare un pochino, ma niente paura, era solo una ricaduta passeggera: bastava spalancare una finestra sul mondo esterno e tutto passava. 

Ma presto o tardi, ecco che succede. L'idillio si spezza. Arriva il momento in cui quel freddo dentro ti inchioda alla realtà a allora comincia la nostalgia.
Saranno le ore di luce che diminuiscono sempre di più, il crepuscolo che ti accoglie quando rientri a casa. Ma arriva il giorno in cui il semplice gesto di entrare e toglierti la giacca ti fa sospirare. È proprio in queste piccole incombenze quotidiane che ti ritrovi a pensare a lui. Quando è mattina e devi uscire dalle coperte, quando ti prepari per la doccia, quando stendi i panni. Insomma, i gesti più banali sono ormai caricati di patimento e sofferenza, le notti si fanno interminabili.

Ed è proprio lì che scopri che in realtà non ti ha abbandonata. Ti ha lasciato lo spazio che sapeva ti sarebbe servito e cercava il tempo giusto per ritrovarti e risollevarti. Bentornato, riscaldamento.

martedì 2 ottobre 2012

(OT) Post Blog

Purtroppo la premiazione della Blogfest risale a prima che scoprissi quanto fosse facile procurarsi da bere gratis, quindi non c'è modo di recuperarla nei meandri della memoria.

Ricordo però vagamente la mattina dopo.
Due ore scarse di sonno in macchina accanto ad un russatore professionista. Colazione così cara che nemmeno in Regione Lazio avrebbero creduto agli scontrini. Si va a sentire il monologo del "pezzo grosso".

Sprovveduti come siamo, arriviamo gravemente in anticipo sul ritardo prefissato: è ancora in corso la conferenza che precede l'evento. Esperti e dottori in perdita di tempo con dolo si confrontano sul futuro dei quotidiani online: far pagare tutto o far finta di dar notizie gratis e invece far pagare tutto? Segue dibattito.

Termina il blocco: "Ora c'è il monologo" penso io, più stordita che ingenua. No. Non ancora. Perché correre quando si sarebbe dovuto cominciare solo quarantacinque minuti prima?
Ecco il motivo del prolungarsi dell'attesa: pare che lì, proprio lì durante quell'emozionante dibattito, si fosse nel centro del centro della democrazia partecipata. E nel centro del centro della democrazia partecipata chiunque alzi la mano può intervenire a casaccio sul primo argomento che gli/le passa per la testa con una mancanza di selezione che se la sognano persino quelli della dirigenza del Pd.

Ciao, io ho un blog.
Il mio blog si chiama: "Faretto. Sì, faretto che illumina il cortile ma non adesso che è giorno. Più di notte in effetti. Ora non è che serva a tanto. Oh, dei gerani. Punto blogspot punto com".
Ecco, io sul mio blog ci pubblico le ricette perché ho visto che ora se sul blog ci pubblichi le ricette poi fai il botto e vai pure in tivvù. Le mie ricette poi sono molto molto speciali: sono ricette che a leggerle non sembra, ma se le fai allora ti rendi conto che fanno veramente schifo. Però in compenso per comprare gli ingredienti per la monoporzione devi vendere i tuoi due reni più quelli del fratellino piccolo ed uno di nonno se ha ancora il sangue buono, che a quel punto tanto valeva usare quelli per la ricetta. Ma non è questo il punto.
Il punto è che sul mio blog oltre alle ricette ci metto pure la politica. Sì, parlo delle cose della politica perché oggi se sul blog ci pubblichi le cose della politica poi fai il botto e vai pure in tivvù.
Sul mio blog però non ci metto le cose della politica quella grande, quella del Parlamento o del Senato o della Provincia. No, io ci metto la politica quella locale. Perché io sono molto attaccata al mio territorio (o anche perché oltre ai parenti il mio blog non lo legge mica nessuno, e quelli dal paese non si sono mai mossi. Ma questo non lo dico). Io parlo della politica piccola: l'assessore, il consigliere, il vicesindaco proprio massimo massimo ché quello è uno che se la tira e si crede chissà chi.
Ecco, io scrivo tutte queste cose sul mio blog e voi stronzi mai una volta che siate andati a leggerlo.
Grazie.


Ma sia chiaro, la trascrizione che qua e là potrebbe risultare non perfettamente accurata deriva unicamente da tutta la mia invidia per la ragazza che è salita sul palco e, accidenti a lei, mi ha soffiato la scherzo che mi ero appuntata dicendo lei esattamente le stesse cose*.


*Tranne il nome del blog: il suo doveva essere talmente accattivante che la mia mente ha preferito rigettarlo all'istante per non restarne intrappolata.

martedì 25 settembre 2012

Razzismo stagionale

L'autunno è una stagione bistrattata.
Insomma, se ci fosse un telefono azzurro per la crudeltà sulle stagioni, sarebbe pieno diritto dell'autunno quello di attaccarsi alla cornetta e urlare alla gentile operatrice tutto il suo dolore e tutto il suo strazio per il modo in cui il mondo intero lo accoglie e lo tiene in infima considerazione.
Ma secondo voi l'ha scelto lui di venire dopo l'estate? L'ha scelto lui di coincidere con il rientro negli uffici? Non credo.
Ve l'immaginate? "Io io! Voglio essere io l'unica stagione schifata dagli amanti del caldo e dagli amanti del freddo finalmente riuniti in un unico club!".

Secondo me c'è stata una specie di estrazione.
Han cominciato dal freddo: "Vediamo un po' chi accompagnerà milioni di allegri sciatori sulle piste delle montagne più belle del mondo? Quale stagione sarà associata al gioioso arrivo di Babbo Natale ed ai festosi fuochi di fine d'anno?" Ed esce inverno.
Sguardi tesi tra gli altri tre: ci sono ancora posti buoni a cui puntare, ma non per tutti. Uno dovrà cadere.
Seconda estrazione. Rullo di tamburi: "Chi si prende le graziose rondinelle, i fiorellini, i primi giorni di sole da godersi al parco?". Ed il foglietto dice primavera. Soddisfazione nel fan club.
Anche la seconda chance se n'è andata. Nell'angolo i concorrenti rimasti si guardano in cagnesco. La tensione è alle stelle. Due stagioni, due contendenti. Un solo vincitore.
Ecco che la mano rimesta gli ultimi due bigliettini. Un sapiente sguardo intorno, ed il pugno si ritrae stringendo il verdetto: "Chi si aggiudicherà questa stagione sarà il re delle vacanze, dei gelati, delle grigliate con gli amici e del mare. Sarà il più atteso da tutti i lavoratori, il più sognato dagli studenti, il più desiderato dagli albergatori (e non è che si può proprio sempre essere poetici)". Le luci si abbassano. Il pubblico si zittisce. Lo speaker guarda il piccolo foglio che gli è stato appena consegnato. Avvicina il microfono alle labbra. Prende fiato e.. "Estate!"

L'eco festoso non è ancora cessato che il notaio estrae l'ultimo nome dal cappello. È lui. I giochi sono fatti. L'autunno se ne va triste, proprio come la stagione che gli è toccata in sorte.

Quindi siate buoni e non prendetevela. In fondo non è colpa sua se è qua da tre giorni e già vi siete ammalati.

...
...

Ed ora che ho detto quel che volevate, qualcuno mi potrebbe passare quei dannati fazzoletti e lo sciroppo che mi avevate promesso, maledizione?
Ah, stavate ancora registrando? 
Scusate. 
La rifacciamo?

giovedì 6 settembre 2012

Argento

E niente. Non ce l'ha fatta. Ha fallito. E nemmeno di pochissimo a quanto pare.
Uno dice vabbé, secondo su più di duecento non è male. Anzi meglio ancora: dietro alle spalle ne ha lasciati a migliaia, e probabilmente moltissimi di più che non hanno fatto in tempo ad essere registrati ma che, stando a notizie e daterelli pescati qua e là, si sarebbero certamente piazzati dopo di lui.
Però arrivare secondo e rimanere comunque scottato, questa è un'altra storia. Patire le pene dell'inferno, provarci (e non si può dire che non ci abbia provato alla grande, il sudore l'hanno visto tutti) e nonostante tutto venire superati e distaccati è doloroso.
Secondo non è un brutto posto, questo no: vuol dire podio, e nemmeno il gradino più basso. Il fatto è che tutti già ci credevamo. Se ne parlava al bar, nelle pause caffè: "Io dico che fa primo" "Oh, certo, nessun dubbio! Ci son presupposti che non si possono certo ignorare" e via così.
Qualcuno che provava a frenare gli entusiasmi in realtà c'è stato, qua e là: "Aspettate a dirlo. I fattori da considerare sono troppi. Per ora va alla grande, siamo tutti surriscaldati ma è presto, c'è ancora tempo. Metti che cominci a piovere per esempio: lo sapete anche voi che basta un po' d'acqua al momento sbagliato e poi battere i record diventa impossibile".

Ed ora eccoci qui: gli entusiasti delusi e i corvi che son tornati svolazzanti e gonfi dei loro "Ve l'avevo detto".
E andata così, indietro non si torna. A tutti noi resterà la sensazione di essere rimasti a bocca asciutta e con il sogno di poter vivere il record in diretta, in prima fila, sfuggito via all'ultimo momento.
Complimenti in ogni caso, "2mT JJA12"*.

*Temperatura media dell'aria a 2m dal suolo nel periodo estivo (Giugno, Luglio, Agosto) 2012. Seconda solo a quella registrata nel 2003.

mercoledì 29 agosto 2012

È già lì con te

Il caldo afoso è alle spalle. In città finalmente si respira. L'aria del pomeriggio è tornata piacevole come non lo era da tempo. Persino il condizionatore in ufficio sembra essersi arreso all'evidenza della propria inutilità. Si sta bene. Molto bene. Da qualche giorno il tragitto al sole che separa la fermata dei mezzi dal lavoro non è più un supplizio ma null'altro che una piacevole passeggiata.

Non durerà.

Presto lui (o lei) arriverà. Già ora è intorno a te, probabilmente ci hai recentemente scambiato due chiacchiere al bar o alla macchinetta del caffè ma nulla ti ha fatto presagire il peggio. L'idillio andrà in pezzi. L'equilibrio sarà distrutto. Manca poco. Lui (o lei) ti avvicinerà normalmente. Nessun indizio che l'inevitabile sta per accadere. Ma accadrà. E allora tutto sarà perduto.

Lui (o lei), con un sorriso tirato, schiuderà appena le labbra velenose, infide, malefiche e maledette. (Sei spalle al muro. Non puoi scappare.) Il sussurro che spazzerà via per sempre l'effimero paradiso in Terra appena conquistato sta inesorabilmente per essere pronunciato.
"Freschino, eh?"

(Di solito lei)

venerdì 17 agosto 2012

No, davvero: tranquilli

Prima di tutto sappiate che non vi voglio spaventare.

(No, sul serio. E non fatevi spaventare proprio dal fatto che io mi senta costretta a dirvi che non c'è ragione di spaventarsi. Davvero, non è il caso. Ecco, lo so. Lo so che non sembra rassicurante messa così. Sembra quasi che io vi dica di non spaventarvi per alleggerirmi la coscienza. Tipo: "Oh, io ve l'ho detto. Ora son fatti vostri". No, no. Vi assicuro che non è affatto così. Anzi, cerco di essere ben chiara, perché la cosa mi sta davvero a cuore. Vi dico che non è il caso di preoccuparsi più di tanto. Insomma, forse un pochino sì, ma d'altra parte siamo stati pure peggio. Qualche volta. Va beh, poche. Però ce l'abbiamo sempre fatta, no? Ok, non tutti, questo è vero. Ma perché mettersi a fare i pessimisti proprio ora? Magari va tutto bene. E poi già vi vedo lì a dirvi: "Cavoli, mi sono rovinato il fine settimana preoccupandomi e poi è andato tutto bene. Dannazione! Se solo quel blog mi avesse detto che non c'era da preoccuparsi mi sarei risparmiato un sacco di pensieri!". Ecco, io sono qui per questo. Ve l'ho detto: niente panico! Così stiamo tutti tranquilli e ci passiamo un bel pomeriggio in completo relax. Tanto non è che preoccuparsi sia mai servito qualcosa. E allora perché perderci il sonno? Su! Stiamo sereni.)

Quel che volevo dirvi è che sta arrivando un caldo della Madonna: moriremo tutti.

NOTA: Si scherza. Però farà parecchio caldo. Quindi magari cerchiamo di dissuadere il nonno dalla sessione di marcia campestre del mezzodì. (Uh Signur, quanto mi sento divulgativa oggi! Ok, la pianto.)
 

lunedì 13 agosto 2012

Le Scie Fisiche non esistono

È veramente insopportabile essere giudicati da perfetti incompetenti.
Inetti che urlano ai quattro venti: "Guarda! C'è pieno di scie chimiche! Bastardi! Spruzzano alluminio dagli aerei per controllare il mondo!"

Ma vi pare possibile? Un gruppo di scienziati prelevati dai migliori centri di ricerca mondiali e chiamati a preparare un piano segreto per la conquista del mondo. Scienziati con un'unica consegna: "Siate invisibili". Mimetizzatevi con l'ambiente come una sogliola al mercato, su un banco del pesce, pieno di sogliole (sono uno scienziato, non sono bravo con le dannate figure retoriche).

E noi luminari, sempre secondo voi, disgustosi bifolchi che urlate e sbraitate col naso all'insù, cos'è che avremmo fatto per renderci invisibili ai vostri miseri occhi?
  1. Avremmo acquistato aerei enormi, bianchi, privi di qualunque insegna, marchio o pubblicità.
  2. Avremmo fatto volare questi aerei giorno e notte (ma soprattutto giorno), avanti e indietro, a destra e a sinistra ma sempre rigorosamente fuori dagli spazi e dalle quote destinate alla navigazione civile, dove sarebbe stato quasi normale osservarli.
  3. Con questi mastodontici aerei, sempre per non attirare l'attenzione, avremmo quindi imbrattato i cieli del globo con tonnellate di buffe nubi artificiali fino a riempire di schifezze biancastre gli orizzonti più remoti.

Dannazione, ci avete scoperti! E noi qui a credere che fosse una pensata geniale.

Ma per favore.

Poveri illusi, mi fate quasi pena. Guaite come cuccioli spaventati dal frastuono del temporale. Provate terrore per i tuoni assordanti e non vi accorgete della goccia che piano, indisturbata, impercettibile ticchetta tra le tegole appena scostate. Abbaiate ai lampi accecanti e non badate al sottile rivolo che inosservato scivola giù tra i mattoni e lì rimane.
Fermo.
Certamente innocuo.
Fino alla soleggiata mattina d'Inverno in cui ve ne starete assonnati distesi sotto al portico, e lo schianto secco del ghiaccio nel muro vi aprirà occhi e orecchie. Troppo tardi.


Ma vi prego perdonarmi.
Scusate lo sfogo, temo di aver esagerato. Non era mia intenzione spaventarvi.
Anzi, come avrete certamente notato, il mio obiettivo era solo e soltanto quello di smentire alcune insensate voci circolate riguardo l'esistenza di un progetto denominato "Scie Fisiche". Ripeto, miei cari: non esiste alcun progetto "Scie Fisiche".

Davvero non ne avevate mai sentito parlare? Allora come non detto.

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Piccolo (vergognoso) OT: VOTATE VOTATE!!!!

Blogfest 2012: Sono aperte le votazioni per decidere i 5 nominativi che diventeranno finalisti.

Se anche soltanto per un secondo, leggendo questo blog, avete avuto l'impressione di imparare qualche cosa:
  1. Probabilmente vi sbagliate
  2. Votatemi come "Miglior Sito Tecnico - Divulgativo (6)" (Anche solo perché mi debbano venire a dire: "Cazzo c'entri??")

(Poi ci sarebbe pure la categoria "Sito Rivelazione dell'anno (3)", giusto perché mi sa che l'anno prossimo non me lo potrò più giocare. )

Si vota qui.

(Se volete consigli per le altre categorie, chiedete pure!)

martedì 17 luglio 2012

Buone vacanze?

Alla fine ci si casca tutti. Non fate finta di nulla o succederà anche a voi.

Le vacanze si avvicinano, le valigie si gonfiano.
È il momento più difficile. Lo stress è alle stelle. Ogni certezza poco a poco viene meno. Gli incubi notturni sono ormai un misto di "strati, devo potermi vestire a strati", "una felpa dovrebbe bastare, questa volta non mi faccio fregare, la giacca non serve", "facciamo due felpe, al massimo le metto una sopra all'altra","dove diavolo sono le ciabatte da doccia?", "quand'è successo che l'umanità perdesse a tal punto la fiducia nel prossimo da aver bisogno di ciabatte da doccia?", e così via.

Precisiamo ora brevemente le caratteristiche meteo/climatiche della destinazione finale del nostro viaggio:
  • Al mattino fa caldo, al pomeriggio molto di più, di notte un pelo meno.
  • Al mattino il cielo è sgombro, al pomeriggio arriva forse qualche cumuletto, le notti sono ampiamente stellate.
  • Nei giorni di particolare magnanimità Iddio manda un temporale a rinfrescare noi novelli tuareg da spiaggia.
  • La climatologia ci informa che le temperature medie diurne si aggirano attorno ai mille gradi*. Decimo più, decimo meno (poi sui manuali le abbassano un po' per non far spaventare il lettore più sensibile, ma chi ci ha passato l'infanzia vacanziera lo sa bene: è una stima per difetto).

Tornando a noi. In questo stato mentale chiaramente alterato (a mente fredda appare infatti ovvio che le ciabatte da doccia furono inventate dal Demonio in persona, il quale approfittò di un temporaneo divino condono sul libero arbitrio per rifilarcele senza chiedere permesso. Non esistono altre spiegazioni adattabili perlomeno al mondo occidentale) cadere in una qualsiasi tentazione è molto facile.

Ecco cosa farete. 
Accenderete il vostro bel computer, vi collegherete ad internet e le cercherete. 
Non ci sarebbe un motivo al mondo ma voi andrete a cercarle e le troverete. 
Le troverete con estrema facilità: è sempre troppo facile trovare ciò che in cuor nostro sappiamo essere superfluo, quando non ampiamente dannoso.
Troverete la sola cosa al mondo, in questo difficile momento, per voi peggiore e più inutile delle ciabatte da doccia: le previsioni stagionali**.
Eccovi sul sito, vi vedo scostare lentamente la mano da davanti agli occhi. Ora vi vedo pure aprire gli occhi. Ora sento le vostre urla.
Il punto, che conclude il mio ragionamento sulle follia indotta dalla preparazione compulsiva di bagagli, è il motivo per cui state urlando.

State urlando perché il sito vi comunica che nell'area geografica in cui si colloca la vostra meta (che ricordiamo essere una terra arida, torrida, dal meteo meravigliosamente piatto) per Luglio e Agosto esiste una probabilità non nulla che le temperature siano leggermente al di sotto della media e le piogge poco sopra.
Nonostante il rischio di un totale congelamento del bacino del Mediterraneo causato da una temperatura dell'aria di 990 gradi* invece di mille* sia come minimo remoto, e scarso il pericolo di alluvione derivante da 2 mm*** di pioggia mensili al posto degli usuali 0.5*** (dovuti perlopiù alla sudorazione dei turisti nei pressi dei pluviometri), inizierete a piangere sconsolati. E tra sonori singhiozzi e silenziose bestemmie maledirete il collega che vi ha subdolamente (il bastardo non poteva non sapere) lasciato "il periodo migliore di tutti" in cui prendere ferie, rovinandovi irrimediabilmente la vacanza.

Detto ciò, statemi bene. Ci si risente al ritorno.
(Ora scusate, vado a comprare un paio di coperte termiche, e a controllare se in macchina ci sono le catene: non si sa mai)

*Questo dato potrebbe essere affetto da errore (dato reale: media delle massime di Agosto 30.1°C).

**Questo post non intende assolutamente insultare chi si occupa delle previsioni stagionali. È chiaro che nel testo si utilizza un'iperbole per enfatizzare il paradosso mentale causato dall'approssimarsi della partenza per le ferie. Esistono almeno altre due o tre cose peggiori delle previsioni stagionali, solo che ora proprio non mi vengono in mente.

*** Dato reale 17-20 mm mensili (ovvero un po' meno di un temporale fiacco).

mercoledì 4 luglio 2012

Guarda sempre di qua e di là

Il problema grosso che porta con sé il temporale è la sua spiccata capacità di farti sembrare completamente pazzo.

Abiti in un condominio.
Le tue finestre sono tutte rivolte verso un unico punto cardinale.
Il Sole ti dà l'ok con tanto di occhiolino, stile cartone animato.
È il momento buono per quel giro in bici che rimandi da troppo tempo.
Bando alla pigrizia: si va!

Ti chiudi nell'ascensore e non ne esci che in cantina.
Non hai contatti con l'ambiente che ti circonda.
Recuperi faticosamente il veicolo.
Via il telo.
Via la polvere (che come sempre ha impunemente attraversato il telo).
Sono passati appena 10 minuti dalla tua brillante decisione di fare un po' di movimento.
Risali la rampa del garage armato solo di entusiasmo, canotta, shorts e occhialoni che nemmeno Ray Charles.

Ti attendono interdetti in cortile:
  • la vicina appiccicata al muro che calibra con cura la gittata del lancio che porterà il suo sacco della spazzatura nel giusto bidone
  • alcuni pesci pelagici.

Il temporale era appostato dall'altra parte del muro.
Tu non potevi saperlo.
Non potevi sospettare il tranello.

Non tentare di dare spiegazioni.
Non servirà.
Accetta il semplice fatto che da domani i condòmini ti guarderanno con occhi diversi e sorrisi accondiscendenti.

(Cerca però il modo di sfruttare la cosa a tuo vantaggio. Magari la prossima volta che dimentichi di pagare le spese)



[A Virgi, che da oggi è veramente vecchio]

mercoledì 27 giugno 2012

Regolatevi

È estate. In migliaia di uffici pubblici sparsi per la penisola diventa d'un tratto palese come l'umanità tutta sia nel complesso indegna della tecnologia che dall'alto di inaccessibili laboratori, eterei scienziati creano per noi e per la nostra salvezza.
È bene dunque che sappiate che dal segreto dei loro studioli, piccoli gruppi di antropologi da qualche tempo osservano noi ed i nostri astrusi comportamenti.

Descriverò qui di seguito, a titolo di esempio, il mistico fenomeno che ogni mattina io e molti altri disperati pubblici riscontriamo recandoci al lavoro. Per fare ciò seguirò la routine antimeridiana dell'impiegato medio Astolfo.

In strada, come anticipato nel preambolo, è senza dubbio estate: il caldo torrido divora ogni energia e annebbia la vista, com'è giusto che sia. Con un ultimo, sovrumano sforzo, Astolfo raggiunge la porta principale del palazzo degli uffici. Tale porta, nel mondo reale ,segnerebbe certamente la fine delle sue calorose sofferenze; qui invece è in realtà soltanto l'inizio della dura prova che porterà l'impiegato a sedersi trionfante davanti al PC, o a perire tentando. La mano, madida di sudore, scivola al primo tentativo, poi stringe di più e la maniglia cede, si abbassa. Ansimando Astolfo tira ogni giorno verso di sé una porta sempre, inevitabilmente, pesantissima. Varca la soglia e giunge l'autunno.

La differenza di temperatura tra interno ed esterno crea all'istante correnti d'aria capaci di smuovere monsoni, sradicare alberi possenti, issare ignare giovinette nei cieli del Kansas. L'arsura esterna, certo, è ora solo uno spiacevole ricordo. Il presente però, a suo modo, non è  affatto da meno. Qui la temperatura è mite, questo è vero, ma i venti che scuotono e trascinano il malcapitato rendono l'ambiente di confine totalmente inadatto alla vita umana. Il povero impiegato arranca. Con enorme sforzo abbraccia l'usciere che, assicurato a spesse funi, lo tira a sé e lo avvia verso l'ufficio.
È giunto il momento di frugare dentro al pesante zaino che ogni mattina gli fa compagnia nell'arduo viaggio verso la postazione. Lo osserviamo estrarre calzamaglia di lana, scarponi, piumino, sciarpa, berretto. Astolfo è pronto per l'inverno

I cumuli di neve fresca ammonticchiati ai lati del corridoio intralciano il cammino. Le lastre di ghiaccio sulle quali scivolano felici famigliole di pinguini di Adelia mettono a dura prova il suo equilibrio (ma le corde assicurate alle pareti sono lì proprio per questo, no?). Superate le rare foche leopardo ed i pochi splendidi esemplari di volpe artica eccola, la si intravede appena oltre il fitto nevischio che da alcuni minuti cade insistente all'altezza della sala riunioni: è la porta dell'ufficio. È aperta (altrimenti l'aria non circola, sostiene il collega). Accanto alla porta c'è quella che ad un occhio poco esperto potrebbe sembrare la salvifica soluzione alle sofferenze di Astolfo. Ma lui lo sa, non è un pivello: quella non è altro che una trappola per gli stolti e per i pochi superstiti tra gli sparuti tesisti. Poco oltre la porta spalancata da quella che ormai è una bufera, dicevo, c'è La Manopola. Scorrendoci sopra il polpastrello, Astolfo sente l'invitante incisione: + <- -> - . Sorride triste. È tutto falso. Gli è costato molto scoprirlo, ma ora sa che è finta: costruendo l'edificio l'hanno piazzata lì per dare ai dipendenti quella gradevole sensazione di controllo sul mondo circostante che tanto conforta l'uomo moderno.
È finta sì, ma non del tutto inutile per l'impresa dell'eroico viaggiatore. Essa è infatti un buon appiglio. Astolfo appoggia le dita sulla rotellina, saggia la sua resistenza: anche oggi sembra reggere. Si spinge avanti, supera con un balzo il cucciolo di narvalo che con il piccolo ma insidioso dente fa capolino dalla boccia dell'acqua. La meta è a pochi centimetri da lui. Astolfo atterra, scivola sul ghiaccio, cade, bestemmia, si rialza, cade ancora (sull'altra chiappa: stare seduto oggi sarà un incubo), bestemmia (la mamma del bersaglio precedente), striscia, si protende dolorante verso il suo personalissimo Graal. Si appende alla maniglia, spalanca la finestra.

Lentamente la neve fonde in graziosi ruscelletti. I piccoli ma insidiosi ghiacciai si ritirano negli angoli più remoti. Mazzetti di fiori di campo si fanno largo tra le piastrelle nuovamente scoperte. I pinguini lasciano il posto alle anatre festanti, le volpi delle nevi ai piccoli orsetti che si svegliano dal tecnologico letargo.
Anche oggi, in ufficio, Astolfo ha riportato la primavera.


Ah, dimenticavo la conclusione a cui sono poi giunti gli antropologi: l'umanità si estinguerà ben prima di aver scoperto come regolare l'aria condizionata.

mercoledì 20 giugno 2012

È scienza?

La comunità scientifica è ormai in larga parte concorde nell'affermare l'esistenza di una relazione di proporzionalità inversa tra la temperatura ambientale e la creatività personale.*

* Attenzione: questa affermazione potrebbe non corrispondere con quanto sostenuto da larga parte della comunità scientifica.**
** Ma secondo me è molto vero. ***
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martedì 12 giugno 2012

Storm trackers

Esiste una procedura. Una procedura molto complessa.
Questa procedura molto complessa si basa su informazioni provenienti da radar meteo, database continuamente aggiornati, calcolatori potenti e sempre attivi.
La procedura molto complessa che si basa su informazioni provenienti da radar meteo, database continuamente aggiornati, calcolatori potenti e sempre attivi permette di identificare con buona approssimazione le singole celle temporalesche e seguirle nel loro cammino.
Scopo principe della procedura molto complessa che si basa su informazioni provenienti da radar meteo, database continuamente aggiornati, calcolatori potenti e sempre attivi e che permette di identificare con buona approssimazione le singole celle temporalesche e seguirle nel loro cammino è tentare di prevedere dove, con che velocità e per quanto tempo il temporale individuato si muoverà all'interno di un dato dominio.
Purtroppo lo scopo principe della procedura molto complessa che si basa su informazioni provenienti da radar meteo, database continuamente aggiornati, calcolatori potenti e sempre attivi e che permette di identificare con buona approssimazione le singole celle temporalesche e seguirle nel loro cammino, cioè tentare di prevedere dove, con che velocità e per quanto tempo il temporale individuato si muoverà all'interno di un dato dominio, è talvolta disatteso in quanto capita che celle vicine e perlopiù simili l'una all'altra siano tra loro confuse intralciando il buon esito dell'inseguimento.


Ecco.
Poi apro facebook e leggo:
  • Amico1 (scritto pochi secondi fa): "Merda, il temporale! E ora come ci torno a casa che sono in bici?"
  • Amico2 (scritto 2 minuti fa): "Qui vien giù il Diluvio Universale!"
  • Amico dell'Amico2 (scritto 1 minuto fa):"Pure da te? Qui è passato 10 minuti fa!"
  • Amico3 (scritto 5 minuti fa): "Ma che è? Pure da noi sono arrivati i monsoni??"
  • Amico4...

Fanculo il radar! Piazziamo un GPS a facebook e siamo a posto.

(Tra l'altro sono quasi certa che su facebook un GPS ci sia già. Ora mi ruberà l'idea e diventerà ancora più ricco, maledetto Zuckerberg.)



EDIT: Chiedo scusa a chiunque si sia sentito offeso da questo post. So bene quanto lavoro ci sia dietro all'elaborazione dei dati radar (in qualche modo ci lavoro anch'io da più di un anno ormai!). Il post intende invece enfatizzare la tendenza ormai estremamente comune a semplificare e banalizzare ogni cosa, compreso il difficile lavoro di queste persone. 
È chiaro che non sono riuscita nel mio intento, cercherò di fare meglio in futuro!
Scusate ancora.
Naima. 

mercoledì 30 maggio 2012

(OT) Il giorno in cui l'Italia tremò

Oggi volevo raccontarvi di quella volta che l'Italia tremò, di quella volta che fu la cosa migliore che mai le fosse capitata.

Era una bella giornata di sole. Tiepida quanto basta per starsene a ciondolare con la scusa del caldo, ma non tanto da patirlo per davvero. Calmo anche il vento. Giusto qualche refolo a rinfrescare la siesta. Era una di quelle giornate in cui starsene a ciondolare nel dopopranzo quei cinque minuti in più, senza pensare al ritorno in ufficio, in classe, in casa per le faccende. Era una giornata così quieta che il ronzio nell'aria si avvertì da subito. Un brontolio soffocato, un'eco lontana. Da qualche parte qualcosa sussultava. Ma dove? Le persone per strada si guardavano l'un l'altra stranite: il timbro era stonato per quel suono soffuso. Pareva l'impronta di un boato remoto. Da qualche parte qualcosa si agitava e si contorceva, si divincolava e tremava. Ecco, sì: era il riflesso di un tremore lontano. Un tremore sordo, costretto in uno spazio chiuso. Ma dove?

I cittadini allora scesero nelle strade. Un po' impauriti, un po' curiosi. Un po' perché tutti scendevano. 
Sul momento nessun indizio fu trovato riguardo la provenienza del rombo. Alcuni tornarono in casa, circospetti, spiando gli stipiti delle porte e delle finestre, gli spigoli, i muri a cercar crepe. Perché il boato strozzato era quello tipico del terremoto. Un terremoto infinito e immobile, ma inconfondibile nel suono. Nessun danno però trovarono nelle case. Tornarono fuori, e dietro al suono si misero in cammino.

C'erano posti, è bene dirlo, in cui il rumore si faceva più intenso. Ce n'era in ogni città di quei posti così. E poi era più forte nelle città grandi; soffocato, invece e simile ad un soffio all'orecchio nei piccoli centri. In molti dopo un poco iniziarono a sopportare a fatica quel tuono, quel rombo sordo, e in tanti si misero placidamente ad inseguirlo, nella sola speranza di trovare un sistema per spegnerlo. 
In lunghe file ordinate procedevano, in ogni abitato. Si guardavano attorno, le mani alle orecchie, assieme verso la fonte del mistero. Fiumi di gente guardinga si riversavano nelle vie e procedevano verso il centro dei paesi, delle città e delle grandi metropoli. Si incontravano alle confluenze.
Coglievano negli occhi degli altri il loro stesso dubbio, lo stesso sgomento. Lo ritrovavano nei gesti di quelli che incrociavano. I fiumi umani si univano, si ingrossavano lungo vie e viali sempre più ampi. Erano sempre di più, il rumore sempre più forte.
Infine arrivarono. Venne il momento in cui tutte quelle processioni improvvisate, quei fiumi silenziosi che controcorrente tentavano di risalire alla fonte di quel suono misterioso, si ricongiunsero. Accadde in ogni paese, in ogni città, in ogni grande metropoli. Si unirono, assieme si guardarono attorno, assordati dal fragore. 

Quel che videro fu lo stesso in ogni luogo: milioni di persone per un momento trattennero il fiato, alzarono all'unisono gli occhi e li posarono sulle bandiere immobili che, nella calura del primo pomeriggio, ammantavano i balconi dei municipi, delle sedi di provincie e regioni. Tutto fermo, come schiacciato dal frastuono che, ormai era chiaro, nasceva a pochi metri da loro, oltre i muri sottili di quelli che al telegiornale chiamavano i "palazzi delle istituzioni".

A Roma il fiume più grande, attirato dal misterioso pifferaio, si ritrovò davanti al Parlamento.
Tutto il popolo, ovunque, stava in attesa, assordato dal rombo che continuava. Veniva di là, veniva dal Senato, veniva dalla Camera e dalla sede del Governo. 
Al rumore sordo ora, da vicino, si aggiungevano altri suoni. Suoni di gente, suoni disperati. Urla disumane, urla di dolore, panico e rabbia. Molta rabbia.
I cittadini, benché atterriti, iniziarono allora a chiamare i soccorsi: chiamarono i pompieri, chiamarono la polizia, la Protezione Civile. Chiamavano i soccorsi, ma quelli non arrivavano. E non arrivavano perché anche pompieri, poliziotti e soccorritori in quel momento erano gente, e con la gente stavano davanti al Parlamento con il naso per aria, in attesa. E fu allora che, vedendo che nulla sembrava smuoversi là fuori, qualcuno provò ad entrare dentro. Entrarono a Montecitorio. Per capire. Per vedere. Per aiutare.
In molti varcarono la soglia.

Lo spettacolo era raccapricciante. La fonte del frastuono stava là, davanti agli occhi sbarrati degli avventori. E non era il fuoco, non era il terremoto. Non erano i muri che si accartocciavano su se stessi come troppe volte era successo a tutti loro. Come succedeva a loro quando il rombo sordo del terremoto, dell'alluvione, della povertà veniva da fuori, e solo il silenzio usciva da dentro quegli spessi, vecchi muri.

Ora ce l'avevano davanti. Il frastuono erano poltrone. 
Decine, centinaia di poltrone schizzavano impazzite per le sale e per i corridoi. Il popolo si arrestò. Rimase ad osservare, muto. Osservava le decine, le centinaia di deputati, ministri, consiglieri comunali e regionali, sindaci, assessori e sottosegretari.
Li guardavano contorcersi e dimenarsi. Li guardavano mentre, aggrappati a quelle poltrone più che alla loro stessa vita, finivano schiacciati e dilaniati dalle sedie impazzite. Nessuno cercava scampo, nessuno tentava la fuga verso la salvezza, lì, a due passi. Nessuno rialzava i caduti.
Il popolo li guardò spegnersi uno dopo l'altro, attaccati con l'ultimo spasmo di muscoli disabituati al moto, ognuno alla propria seggiola. Il ghigno del trionfo fissato per sempre sui volti sfigurati dalla lotta e dal terrore.
Poi, così come se n'era andato, d'improvviso il silenzio tornò. 

Nessuno si salvò dal terremoto delle poltrone. Nessuno lasciò la presa per salvare se stesso o il vicino. 
Il popolo uscì dai palazzi e tornò a riempire le strade. Tornò alle proprie occupazioni. Tornò al proprio ufficio, tornò alla propria classe, tornò alle faccende.

Niente di sconvolgente era successo. Niente, se non una metafora che si era fatta cronaca, e nemmeno delle più avvincenti. Quella sera non ci furono edizioni speciali dei tg a raccontare la vicenda: i direttori non sapevano come riempire, negli studi ormai troppo grandi, quelle poltrone che ora anche loro guardavano con sospetto. Provarono ad invitare i testimoni, tutte le persone che avevano assistito alla strage, ma quelle non
vennero. Avevano cose più serie a cui pensare, ora che il rombo di un pomeriggio aveva spazzato via il chiacchiericcio di molti decenni. Volevano goderselo, quel silenzio, sapendo che non sarebbe durato poi molto.   
  

E allora basta. Smettiamola una buona volta di lamentarci se quelle persone di là da quei muri, dentro quei palazzi, non sono capaci a salvarci nel momento della crisi (qualunque crisi): con buona probabilità quelle  persone verso cui allunghiamo ogni volta le braccia, speranzosi, quelle povere persone non sarebbero in grado di salvare se stesse.

mercoledì 23 maggio 2012

Cosa posso fare io?*

Il cambiamento climatico in atto è una realtà ormai dimostrata con ragionevole certezza.

Questo il messaggio che da alcuni anni ci viene proposto dalla quasi totalità della comunità scientifica mondiale (sacche di strenua resistenza, va detto, sono tutt'ora riscontrabili sul territorio italiano nelle campagne che circondano il Prof. Antonino Zichichi).
La Terra si riscalda, i ghiacci si sciolgono, i mojito si annacquano.

Quante volte avrete sentito la vecchia del paese (o l'addetta ai luoghi comuni, scala B, nel caso dei lettori di città) sbraitare in un  tripudio di retorica e saliva, con quell'aria di superiorità che solo la totale ignoranza di un argomento riesce a conferire: "Eh, sì. È proprio vero che il clima è cambiato! Quand'ero giovane io d'estate mica faceva così caldo! E d'inverno, sapeste che freddo! E poi c'era la primavera! E l'autunno! E i giovani, allora, erano molto più rispettosi!" (L'ultima affermazione è totalmente scorrelata dal resto del discorso, ma sappiate che non lo è affatto, nella sua testa)

Ora. Le ipotesi per interpretare correttamente l'affermazione di cui sopra sono due:
  1. La simpatica vecchina è in realtà uno spietato robot alieno dotato di termometro di precisione e calze contenitive (non rilevanti per la questione in sé, ma lo aiutano a calarsi nel personaggio).
  2. Come per la maggior parte del suo tempo da vent'anni a questa parte la cara signora sta parlando a vanvera. E il fatto che ci fosse qualcuno, voi, lì ad ascoltarla (oltre ad alcuni vasi di gerani ed alle inseparabili ciabatte pelose) è solo una sfortunata coincidenza.

Vediamo insieme il perché.
La temperatura media del globo è aumentata nell'ultimo secolo e mezzo di 0.7°C (decimale più, decimale meno). Nonnina nostra adorata: saprai anche distinguere un melone buono al mercato fiutandolo da due isolati di distanza (sono a tutt'oggi convinta che questa sia un'enorme macchinazione pianificata della gerontocrazia mondiale atta a far sentire inadeguato e misero ogni essere umano al di sotto dei cinquanta, e conservare così il predominio sul globo) ma di questo, tu, NON PUOI esserti accorta!

Ma lasciamo ora l'anziana alle sue farneticazioni, e torniamo a noi.
È altrettanto utile sapere che tale fenomeno, il cambiamento climatico o "global warming", causato probabilmente dall'azione scriteriata del genere umano nel vano ma comprensibile tentativo di non doversi mai più sentir dire: "Rimettiti subito la dannata maglia di lana!" è lungi dall'essere irreversibile.
Le soluzioni proposte ogni giorno dai più svariati mezzi d'informazione sono, naturalmente, del tutto prive di qualsivoglia valenza scientifica.
(Ridurre le emissioni di gas serra, ma per favore! Maledette lobbies dell'ossigenazione a tutti i costi!)
Ciò non toglie che, nel nostro piccolo, ognuno di noi possa agire ogni giorno in modo concreto nell'auspicio di riuscire, tutti assieme, a salvare questo nostro febbricitante, grasso, asteroide tondeggiante: applicate le poche e semplici regole elencate qui di seguito e vedrete che nel volgere di poche ore sarete finalmente precipitati in una piacevole e rassicurante era glaciale.

Le 5 cose da fare per contrastare il global warming.
  1. Completare il cambio di stagione negli armadi
  2. Tirare finalmente fuori la bicicletta dal garage
  3. Portare in tintoria il piumone
  4. Comprare un bel paio di sandali nuovi
  5. Trapiantare pinatine di pomodori sul balcone

Io nel mio piccolo le ho messe in atto e posso assicurarvi, mentre con una spranga tento amichevolmente di farmi strada nel locale caldaie del condominio per riattivare il riscaldamento, che funzionano alla perfezione!

*Il post era pienamente e scientificamente valido fino a ieri. Oggi, improvvisamente, è Agosto. Maledetto cambiamento climatico! (E maledetti i giovani che non hanno più un briciolo di rispetto!)

mercoledì 16 maggio 2012

Ogni maledetta Domenica

Ma perché diamine deve far brutto sempre e solo nel fine settimana? (1)

Un'autorevole inchiesta sull'ultima moda nel settore delle domande retoriche sembra dare in largo vantaggio sulle sfidanti l'arguta domanda (1).

Dunque. A meno che non mi si incontri in un momento di particolare disprezzo per il genere umano che pare vivere ponendomi (se fate parte della porzione di genere umano che pone domande a se stesso non ho alcun problema con voi. Anzi veramente molta, molta stima) domande di tal fatta, la mia prima risposta sarà, a mio parere, piuttosto esauriente.
"Capita spesso che le perturbazioni abbiano ciclicità paragonabili con la durata della settimana. Questo vuol dire che se piove di Domenica, la probabilità che il fenomeno si ripeta la settimana dopo non è trascurabile. A seconda del tipo di perturbazione, il fenomeno si può protrarre anche per diverse settimane".
Avrete certamente notato come nell'esposizione dei fatti, qualche riga più sopra, io mi sia vista costretta a digitare le parole "prima risposta". E perché mai avrei dovuto farlo? Ecco che piano piano ci avviciniamo al fulcro della questione odierna. Mi sono vista costretta ad inserire quel "prima" in quanto pare, ad una prima e forse sommaria osservazione, che la mia risposta venga ogni (dannata) volta finemente filtrata dal cervello dell'interlocutore, abilmente ridotta a rumore di fondo, scartata senza possibilità di appello e, quel che è peggio, utilizzata come improprio trampolino per un immancabile: "Uffa! Però non è giusto! Ma fino a quando va avanti così? Non è possibile! Insomma, sempre di Domenica! Sembra lo faccia apposta! Eccheppalle! Ma la prossima settimana che fa?" (il tutto con variazioni, credetemi, veramente minime).

Ora. Perché?
Voglio dire: ce l'avete con me o la vena vi si chiude anche in seguito alle risposte del vostro fruttivendolo, macellaio, ortopedico, callifugo, life coach, commercialista (beh, no, qui è comprensibile) di fiducia?

Ad ogni modo, questo non vuol essere null'altro che un breve appunto per mettere in chiaro quel che succederà in futuro. Perciò vado velocemente a concludere esponendo qui di seguito quanto darà risposto al prossimo sventurato che mi apostroferà con il quesito (1). Con voce calma ma ferma risponderò: "Amico mio carissimo. Probabilmente, anzi, quasi certamente è solo e soltanto una incredibile coincidenza. Che io non ti abbia ancora mandato a ******! (ciao mamma)".

mercoledì 9 maggio 2012

Bar Sport

Ecco, lo sapevo, l'ha fatto di nuovo. Ma guarda qua che roba! Giuro che non ci credo. Sempre uguale, stesso schema. Niente fantasia, innovazione, inventiva. O che so, un minimo di prospettiva per lo meno, nulla! Ma guarda lì. Potresti dirlo a occhio che è opera sua, peggio di una firma. Lascia l'asse della saccatura tutto sbilanciato in avanti e poi guardalo lì il risultato. Alla prima spinta da dietro si strozza e si blocca tutto. No ma dico, l'hai visto? L'asse inclinato Nord-Est/Sud-Ovest, tutto storto. E poi è chiaro, guardalo lì il risultato. Se lo inclini così poi è ovvio che il minimo in quota si isola e rimane là per giorni: non te lo togli più! Voglio dire, ma su andiamo! Ma lo vedo solo io quanto è prevedibile l'evoluzione di uno schema come questo? Lo capisce anche un bambino che una saccatura che ti arriva dalle Isole Britanniche e si è già fatta mezza Europa solo questa settimana non me la puoi lasciare in campo così. Lo sai che va a finire che te la bloccano da est e da lì non la smuovi più. Arriva, se arriva, e si ritrova con il blocco già ben schierato sui Balcani e allora mi dici cosa può fare? Devo sperare nell'Anticiclone delle Azzorre? Ma per favore! A parte che siamo ancora in primavera e si sa, l'atlantico gioca tutto un altro campionato, e quello prima dell'estate non l'ha ancora finita la preparazione. Poi sono anni che di là arrivano spompati: gruppo vecchio, sempre uguale, adagiati sulle glorie passate. Ma c'è da capirli eh, mica è colpa loro: è che non hanno più stimoli. Nella zona loro sono di gran lunga i più forti, gli altri li superano senza nemmeno faticare più di tanto. E quando attorno non hai competizione è dura tenersi in forma. Mica come da noi, che lo sanno tutti che il nostro è il meteo più bello del mondo! Comunque dicevo: con l'asse tutto piegato, lì, ti isolano il minimo in quota come niente, guardalo lì, a 500 hPa, chiaro come il sole! E a quel punto la partita è già scritta. La via è una sola: aria umida dal Golfo Ligure su per gli Appennini e sulla costa il disastro è fatto; poi l'aria che passa (e ne passa, te lo dico io) arriva in Piemonte e si trova il blocco delle Alpi. Ah, le Alpi! Quello sì che è un bel gruppo. Sempre ben schierato, fermo. Non cede di un passo, aspetta chiunque si faccia avanti senza farsi spaventare. Puoi mandare addosso alle Alpi vento dalla pianura da Est, dal mare a Sud, pure variabile con la quota. Loro sono lì, schierate, pronte a riceverlo. È quel modo di porsi un po' all'antica, sembra di vederlo da secoli, no? Un po' statico forse, però alla fine dei conti è pur sempre una certezza. E poi dai, ancora punti sul promontorio di alta pressione Africana? Si vedeva da qui che avrebbe ceduto in un attimo! Anche lui era una settimana che spingeva e spingeva ininterrottamente fin su da noi. Dopo una prestazione così non puoi più farci affidamento. Stress, correnti che non tengono più, si chiude un po' da dietro e qui da noi, davanti, lo vedi solo se per caso è quell'altro che cede di schianto. E poi, anche se fosse, una volta lì lo vedi che non sa cosa fare. Non ha più spinta, dissipa energia, gira su se stesso, e come niente si fa sollevare dalla prima aria fredda del nuovo fronte che arriva, bello fresco e in piena evoluzione. E a quel punto è tardi. Già, è tardi per correre ai ripari. La convezione quando si innesca non c'è più verso di bloccarla. Sai quando comincia, e poi puoi solo sperare che il suolo si raffreddi abbastanza in fretta da tagliarle le gambe e salvare il salvabile. Ma cos'è che dicevo? Ah, sì. Lo vedi che l'anticiclone non ce la fa più. E allora tu se sei furbo che fai? Metti l'asse come dico io! Lo metti per bene Nord-Sud. Con l'anticiclone ridotto così sei tranquillo, no? Ti puoi anche scoprire un po' sui Balcani, tanto dai, lo vedi che non ce la fa più a farti su un bel blocco. Allora tu hai la tua bella saccatura che arriva dalla Francia, ti entra sul Piemonte pulita, non si spezza. Ti becchi la tua pioggia uno, massimo due giorni, ché quello non lo puoi mica evitare. Lo vedi che hai a che fare con una perturbazione bella forte, soprattutto all'inizio dell'evento. Tutto sta nel riuscire ad incassare come si deve al principio ed essere pronti a scattare appena quella molla un po'. Ecco, se tu fai così, la struttura resta compatta, le linee belle strette, e il minimo non si isola! Non si blocca sulla Liguria, che poi si forma anche al suolo e ti fa l'alluvione come a inizio stagione. No, la tua saccatura tu la fai passare avanti veloce, dico, due giorni di pioggia, tre al massimo e poi ti gira a phoen. Meglio il vento dell'acqua, no? Il vento alzerà anche un po' di polvere ma di sicuro non ti va a riempire i bacini, non ti va a fare la piena! E poi è fatta! La saccatura passa via veloce, il vento ti spazza per bene le ultime nubi e la terza notte tu puoi startene lì a goderti il tuo bel risultato. Ti rilassi, hai portato a casa la tua bella prestazione, ti puoi mettere col tuo bel naso per aria a goderti il cielo stellato. Che poi in quelle notti così, dopo il vento, il cielo è così limpido che le stelle ti sembra quasi di poterle contare! (Vabbé, juventini a parte.)

mercoledì 2 maggio 2012

Quando è troppo

Sembra che l'abbia fatto apposta a rimettersi a far freddo proprio ora che hanno spento i termosifoni!

E a me piace pensare che l'abbia fatto apposta per davvero. Così, per dispetto. Ma forse è solo una cosa mia che sono un po' ipersensibile a 'ste meravigliose frasi qua.

Ad ogni modo sì: mi arrendo, avete vinto, maledetti pendolari della metro!

Ecco, sì, lo sto per dire. Ora vado eh. Un bel respiro e via: come un cerotto. Sì sì, ora mi sfogo pure io. Basta sfottere l'amabile massaia che dopo averti fissata con odio perché lasciandole il posto hai forse osato insinuare dentro di te che fosse irrimediabilmente vecchia (mentre invece il tuo piccolo e inutile cervello aveva formulato l'ipotesi che potesse semplicemente farle piacere sedersi e posare le immense borse della spesa che trasporta, o da cui è trasportata, difficile dirlo) snocciola insperate perle di banalità sul tram. È il momento. Ora lo scrivo qui, nero su bianco. Non ce la faccio più a tenermelo dentro. È ora, dannazione. Tanto mi sa che un po' si era capito ultimamente. (Forse una luce diversa negli occhi, un mezzo sorriso un po' più accondiscendente che sarcastico all'ennesima frase fatta.) Inutile continuare a nascondersi. In fondo che ci sarà di male? È solo una frase. Che mi costa? Io la scrivo, poi vediamo che effetto fa. E poi ormai lo pensano veramente tutti. Ma tutti tutti, eh? Pure in ufficio: oggi l'ho sentito da una collega. E se l'ha detto lei che è a tempo indeterminato, non vedo perché io no.

Insomma basta! Vado! Ecco.. Vado..

No, scusate, ma no. Niente. Non posso. Anzi, colpa vostra, che avete provato a distrarmi! Ma non ci riuscirete mai! 
Non vi dirò mai che di 'sta stramaledetta pioggia non se ne può veramente più, ma dove diavolo è finita la primavera, quella come me la ricordavo io, quella di quando ero piccola, quella che a Maggio ero già al mare con i nonni e faceva fottutamente caldo, quella che ti accorgi che si va verso il bello, che Maggio sarà pure primavera ma dai, non raccontiamoci balle, Maggio è già estate.

No. Mi spiace deludervi, ma non lo dirò.

P.S. (per addetti ai lavori): L'anticiclone è mio e me lo gestisco io!

martedì 24 aprile 2012

Boom

Il temporale non te lo aspetti.
Cioè: a volte te lo aspetti per talmente tanto tempo che poi quando arriva stai già pensando ad altro e come un'imbecille, al primo tuono rovesci il caffè.
Poi invece ci sono i giorni in cui c'è proprio la luce da temporale. Quella luce che passerei ore a studiarla per cercare di associarla a qualcosa, ma non dura mai abbastanza da farsi inquadrare per bene. È la luce che si capisce che tra poco piove. Ma tanto. E forte.
La luce da temporale comincia quando le nubi sono già molte. E grosse. E prima o poi una va a finire davanti al sole. E da lì in avanti sarà un continuo di luce e ombra, luce e ombra. Con la luce sempre più filosa che si fa spazio tra i cumuli, e l'ombra ogni volta un po' più scura.
A volte, se attorno è sereno di nubi e palazzi, lo vedi che si avvicina. Lo vedi nascere e crescere in fretta, impaziente di scrollarsi di dosso il peso di tutta quell'acqua che per qualche motivo si porta appresso.
Ancora più bello poi è quando ti accorgi dell'arrivo di un temporale perché lo senti respirare. Sì, il temporale è vivo e in quanto vivo, respira. Inspira quando cresce e si gonfia. Poi butta fuori assieme tutto vento, foglie, pioggia, grandine.
Ormai è lì. Non si può più far finta di no. Lo conferma ora lo squarcio del lampo e il fragore del primo tuono. Troppo vicini tra loro per lasciarti il dubbio di avere ancora tempo.
Poi, dopo tanto annuncio non ti delude: alla fine maestoso il temporale arriva.
Ed è proprio allora che ti rivolgi cortesemente a colui che da lassù tutto governa e gli domandi perché proprio questa mattina ti sei scordata a casa l'ombrello.

martedì 17 aprile 2012

On demand

Ecco! Piove di nuovo.
Beh, dai. Almeno oggi non fa tanto freddo.
Ah, guarda. Molto meglio il freddo per me: la pioggia è così scomoda!
No, ma che dici? E poi le cose pesanti le ho messe via ormai.
Ma vestiti a strati!
Ma comprati un ombrello!








Allora guardi, oggi mi fa un bel sole pieno di mattina presto. Sa cosa intendo: una bella luce rosata così ci si sveglia di buon umore e quando suona la sveglia si soffre un po' di meno. Anzi, sa cosa le dico? Ma perché non la anticipiamo un po' questa benedetta alba? Non tanto, eh? una ventina di minuti, quel che basta a vederci bene in bagno davanti allo specchio. Ecco benissimo. Poi mi continua così fin verso le 8:30, fino all'ufficio insomma.
Poi veda lei come preferisce. Anzi, no! No, mi faccia piovigginare un po'. Mi faccia piovigginare fin verso l'ora di pranzo con un po' di quel bel grigio: quello triste triste che usate d'autunno. Sa, così non mi pesa stare lì bloccato alla scrivania.
Poi verso le due mi fa uscire di nuovo il sole. Me lo fa bello caldo, che mi asciughi per bene tutte le pozzanghere. Sa, le scarpe nuove, sarebbe un peccato, non le pare?
Dunque, io poi esco dall'ufficio alle 16:30. Lì magari mi toglie un po' di caldo, ma il sole me lo lascia, eh. Mi lascia bello alto il sole per un'oretta, ché me ne torno a casa a piedi e faccio un po' di movimento: sa, mia moglie insiste sempre perché vada in palestra, ma io mica ce l'ho tutta questa voglia. Anzi, guardi, facciamo così: lei mi tiene su il sole fin verso le 19, meglio 19:15. Io me ne torno a casa, prendo le scarpe da ginnastica e mi faccio una corsetta così accontentiamo pure la moglie. Bell'idea, no? Mi raccomando però, niente afa, eh? Mi fa un bel freschetto e poi ecco, magari un filo d'aria, ma veda lei che se ne intende di sicuro più di me!
E poi bom, io rientro a casa, quindi da lì faccia pure lei come preferisce: finisca come le è più comodo e non si preoccupi!

Bene, allora la ringrazio ancora eh. La saluto tanto!
 ... Ma... Pronto??
... Pronto? ...
Ma tu guarda che insolenza! Ma pensa un po', cara, hanno riattaccato!
È incredibile quanto siano diventati indisponenti questi del servizio meteo!

venerdì 6 aprile 2012

Cielo pasquale

Le previsioni del tempo tendono a diventare sempre più precise col passare tempo. 
(Da cui proprio per questo prendono il nome.)

Eccoci finalmente, come promesso, a parlare di 'ste benedette previsioni per Pasqua.
I modelli e l'aperitivo forse un po' fuori orario mostrano quanto segue.

La giornata trascorrerà all'insegna della variabilità spazio temporale per i capricorno: un momento sei morto e sepolto in una grotta, il momento dopo te ne vai in giro a far prendere un colpo agli amici più cari.

Nubi alte in transito durante la mattinata per le vezzose leoncine; residue velature in tulle nel pomeriggio per la terza decade: sarete delle spose bellissime, oppure dei più che gradevoli cadaveri.

Solito cielo sereno per la vergine e tanta, tanta noia.

Pressione in deciso aumento per i nati bilancia: imparate una volta per tutte a non farvi mettere i piedi in testa!

Cancro e scorpione: segni d'acqua. Si troveranno bene.

Tasso di umidità in drastico calo invece per gli acquario: si consiglia un intervento ricostruttivo con abbondante silicone.

Non sono da escludersi rovesci improvvisi nelle ore più calde per gemelli, pesci e per i pesci gemelli (vale la data di acquisto).
(E comunque, bambini, non è vero che da lì si arriva felici al mare: i poveri corpi esanimi in transito saranno straziati e di loro non resterà neppure il ricordo. Ma prendetevela con i vostri genitori che hanno voluto imboccare la Torino-Savona.)

Residui rovesci notturni potrebbero verificarsi per i sagittario a causa del protrarsi di uno stato di eccessiva ebbrezza e/o recente abbandono del pannolone.

Si sconsiglia il mare per i nati tra marzo e aprile. Ritrovata una testa di ariete sulla spiaggia. Salute: così così. (autocit.)

Toro: il tempo (l'altro) vi ha senza dubbio resi molto duri. Tuttavia non dovete crucciarvi, gli amici saranno sempre lì ad accogliervi: al limite sarete un ottimo trito per gli hamburger di Pasquetta.

Pioggia per i segni d'acqua, vento per i segni d'aria, estrema cautela alle grigliate per i segni di fuoco. Segni di terra: calma piatta, ma attenti alle scosse.

Ma è anche abbastanza scontato che Dio non sopporti la Pasqua. Dopo 33 anni di estenuante mantenimento pensava di essersi liberato di quell'ingrato di un hippie e questo che fa? Si presenta alla sua destra morto da tre giorni e per giunta preceduto da quel terribile odore di ἰχθύς.

E poi Lui voleva l'uovo, non la dannata colomba.

lunedì 2 aprile 2012

Ma a Pasqua

(Lunedì 26 Marzo, al bar)
Ma a Pasqua che tempo fa?
A Pasqua mancano due settimane!
Devo organizzarmi.
Ma è impossibile dirlo ora, è troppo presto!
Ti chiamo nel pomeriggio?
Va bene.

 



Ormai lo so.
Si comincia grossomodo intorno alla prima decade di marzo. Da lì in avanti chiunque mi si avvicini sorridente chiedendomi se "ci sono novità per Pasqua" non lo sta facendo per invitarmi ad un pranzo con gli amici.
Chi mi conosce e sa dove lavoro, in questo periodo comincia compulsivamente a cercarmi. A corteggiarmi. Ad interrogarmi.
Che tempo farà? Sarà caldo? Tirerà vento? E l'umidità? Uscirà il 73? (Questo non me lo chiedono, ma l'attendibilità della mia risposta alle domande precedenti sarebbe comunque paragonabile a questa)
Vogliono l'anteprima, e guai a fingersi sorpresi! A quanto pare un mese (meglio sei settimane per stare tranquilli) è l'anticipo minimo indispensabile per sapere se il dilemma pasquale quest'anno sarà decidere come vestirsi per il picnic (sole) o come abbinare in salotto tendine e centrotavola (pioggia e/o entomofobia, anch'essa dipendente dal meteo in base ad un complicato algoritmo che collega formiche, umidità, panini con la maionese).

Forse a voi sembra sensato pensare che con l'avvicinarsi del giorno della resurrezione la magia nell'aria debba essere sufficiente a creare quel piccolo varco temporale sufficiente al meteorologo per dare una breve sbirciatina un po' più in là. Bene, benissimo, sbagliate.
Non so se sia perché in sala meteo i rosari normalmente non si sprecano (se non quando cade la rete e non si riescono a spedire i bollettini), ma l'aiuto divino alla previsione del tempo allo stato attuale non è statisticamente rilevante.

Ancora. Il fatto che in un istante qualunque dell'anno nessuno si azzardi a spingersi oltre il terzo, massimo quarto giorno di previsione dello stato dell'atmosfera, per voi  non ha nessun peso quando si avvicina la Pasqua.
La Pasqua infatti (e per estensione Pasquetta) non è un giorno come gli altri. È il giorno in cui Nostro Signore, dando finalmente fondo a tutti i suoi poteri, sconfigge la morte abbandonando il sepolcro la mattina della Domenica un attimo prima dell'arrivo dei Testimoni di Geova.
In questo giorno speciale sarebbe dunque normale aspettarsi da quei lazzaroni (tanto per restare in tema) dei modelli un piccolo sforzo in più per mostrare la luce (o, più spesso, l'ombra) al povero piccolo albergatore frustrato. Ma niente, quegli ingrati tirano dritto e fanno orecchie da mercante.

Perdonate lo sfogo.
Con questo vi saluto e, fatevene tutti una ragione, non dirò nulla fino a venerdì.


P.S.(1):Tanto a Pasqua piove, sempre*. 
*Questa dichiarazione compare a puro titolo dimostrativo. Ché poi forse fa pure bello per Pasquetta, ma ora è un po' presto per dirlo. No, non richiedetemelo domani mattina.

P.S.(2): Detto ciò, se Dio avesse avallato la tradizione del picnic di Pasquetta non sarebbe risorto in primavera, ma attorno al 20 di Luglio.

martedì 27 marzo 2012

Quando?

Appurato che è primavera quando google dice che è primavera, perché fermarsi qui?
(Tralasciando, è chiaro, le obiezioni più ovvie quali la decenza, il buon gusto e via discorrendo.)

È primavera quando il tuo vicino di casa, elaborato il lutto, si libera finalmente del cadavere dell'albero di Natale.

È primavera quando ogni vestito nel tuo armadio diventa troppo pesante o troppo leggero per la temperatura esterna. Contemporaneamente.

È primavera quando ti ritrovi a pregare di essere veramente raffreddato (e non essere precipitato anche tu, ultimo superstite della tua famiglia, nel demoniaco vortice delle allergie).

È primavera quando i vestiti si accorciano. I vestiti si accorciano quando il lavaggio è caldo. Infatti è primavera quando è caldo.

È primavera quando la gente lentamente scopre che c'è un mondo intero di cui lamentarsi se non può più lamentarsi del freddo.

È primavera quando la vita rinasce. Nelle scatole di pasta nella dispensa.

È primavera quando le ragazze si svestono (anche se ad alcune andrebbe rispiegato il concetto dell'alternarsi delle stagioni).

È primavera quando compri le prime uova di Pasqua (primavera inoltrata se, come me, le compri in saldo).

È primavera quando il mondo si riempie di nuovi odori. Soprattutto il mondo dei tram.

È primavera quando tutto si ricopre di gemme. E le patate sono da buttare.

È finalmente primavera quando proprio non se ne può più, della primavera.



martedì 20 marzo 2012

A tradimento

È oggi.
Ma no, è domani.
Ti dico che è oggi.
No, dai. Lo sanno tutti che è il 21!
Quest'anno è il 20.
Come no! E sentiamo un po': come mai quest'anno dovrebbe essere il 20?
Lo dice google.
Ah, ok.


Quindi state sereni: le mezze stagioni sono sempre lì.
(Ho appena controllato.)







[Però è vero: anno bisestile, primavera il 20. (Anche questo lo dice Google.)]